Ieri notte ho fatto un sogno, come spesso mi accade. Ero in un giardino meraviglioso in cui tutte le piante del Mondo potevano convivere e prosperare. In questo giardino speciale crescevano insieme i grandi alberi delle foreste, i cactus del deserto e le piccole erbe, di quelle che troviamo sui marciapiedi a cui non bada nessuno. Tutta questa immensa biodiversità cresceva in modo rigoglioso in questo mio giardino da sogno.

Poi mi sono svegliata e, come ogni mattina sono andata a lavorare. Per chi non lo sapesse, io ho un lavoro differente: io lavoro in COpAPS, una Cooperativa Agricola e Sociale! Qui non esiste niente di “normale”, o almeno nell’accezione comune del termine, perché questo aggettivo indica letteralmente qualcosa “che segue la norma, quindi consueto, ordinario, regolare”, ma COpAPS è stata inventata dai suoi stessi fondatori nel 1979 ed essendo una creatura totalmente nuova, non poteva essere ordinaria o consueta.
E perché è nata COpAPS? Per rispondere ad un bisogno: quella delle persone con disabilità intellettiva che chiedevano di avere delle opportunità di Vita, ma che in quel momento storico, non avevano altra prospettiva se non restare a casa (nella migliore delle ipotesi) o essere chiuse a vita in laboratori speciali.
I fondatori di COpAPS si sono quindi lanciati in quest’impresa folle: fondare una cooperativa agricola con finalità sociali, cosa mai vista prima! L’obiettivo è sempre stato l’essere capaci di camminare con le proprie gambe, senza assistenzialismi, ma creando collaborazioni e servizi con e per la Pubblica Amministrazione, che potessero essere efficaci per le persone accolte e garantissero la piena autosufficienza della cooperativa.

Il cuore della questione è proprio questo: mettere le persone al centro! Rispondere quindi alle aspettative, legittime, di vita vera, di autonomia, di relazioni sociali, di indipendenza economica era, ed è tuttora, la mission della cooperativa.
E come abbiamo coniugato il “benessere” delle persone e le esigenze della cooperativa? Studiando percorsi personalizzati in cui si individuano le capacità della persona e, di conseguenza, si creano le situazioni lavorative in cui queste abilità possono essere espresse. In questo modo COpAPS crea il lavoro giusto per ogni talento o, come diciamo noi, “ad ogni destrezza… il proprio mestiere!”
Da questo approccio sono scaturite tutte le scelte che la cooperativa ha fatto nel corso degli anni… la produzione biologica di frutta e ortaggi, le attività in serra, le manutenzioni del verde, i servizi ambientali e la falegnameria.
Tutte queste attività hanno permesso di inserire ragazze e ragazzi con determinate abilità e preferenze, dando uno sbocco lavorativo a persone che, con il dovuto sostegno, si sentono motivate e diventano produttive. Questo impegno coinvolge tutti in cooperativa, anche se in maniera differente: gli operatori guida e gli educatori sono “sul campo”, ma è negli uffici che si creano le condizioni giuste per far nascere i progetti, sostenerli economicamente e comunicarli efficacemente.
La mia giornata corre veloce, tra impegni, riunioni e lavoro da sbrigare. Riprendo fiato guardando i miei colleghi in pausa pranzo… Noi mangiamo insieme sotto al grande gazebo nell’aia, anche se la pandemia ci ha costretti a doppi turni e distanziamento. C’è Filippo, il metodico, che trapianta le piantine nel campo, segue il suo ritmo naturale ed è puntuale come un metronomo. Ci sono i colleghi “omaccioni”, ruvidi e caparbi, possono decespugliare per una giornata intera, incuranti del tempo atmosferico e della fatica. Serena alterna grandi risate a bronci improvvisi, è capace di togliere le foglioline secche dalle piantine del vivaio, con la delicatezza di una farfalla. C’è John che dimentica un passato terribile nella fatica di ogni giorno, e ha un sorriso luminoso, perché si sente finalmente accolto. Anche chi lavora in ufficio mangia sotto il gazebo, la fatica del lavoro accomuna tutti noi.

Dietro ogni viso, ogni sorriso ci sono storie ed emozioni diverse.
In COpAPS ciascuno di noi ha trovato il posto giusto dove stare, crescere e portare frutto. Ognuno ha esigenze diverse, abilità specifiche, motivazioni uniche, eppure tutti insieme creiamo una realtà che ci amalgama e valorizza.
Siamo come una foresta, un orto, o meglio come il giardino del mio sogno!
Ecco, finisco la giornata e torno con la mente in quel giardino. Ci sono ancora gli alberi grandi della foresta e le piante spinose, ma piene di dolcezza, del deserto. Ci sono le erbe delicate e quelle che tornano a fiorire, nonostante i rami spezzati. Tra tutte, ci sono anch’io, non so bene che pianta sono… ma non m’importa. Se anche fossi un’erba selvatica di quelle che crescono sui marciapiedi, non mi preoccuperei. Nel giardino di COpAPS c’è spazio anche per me.