Le parole della sostenibilità…
di Francesca Cappellaro, ricercatrice Ingegneria della Transizione
Sostenibili non si nasce, ma si diventa! Per questo il ruolo dell’istruzione è fondamentale nel costruire la consapevolezza e le basi per un futuro più sostenibile. La parola istruzione deriva da strùere che ha i significati di accumulare, costruire, ordinare, comporre… Della stessa radice sono le parole: struttura, strumento e costruire. Quindi istruzione come costruire le conoscenze relativamente a una materia, un’arte o un mestiere. Anche nel campo della sostenibilità occorre essere istruiti al fine di fare propria una cultura da cui dipende il nostro futuro e quello del pianeta.
Nel 2014 si è concluso il Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile. Proclamato dall’ONU nel 2005, ha proposto alcuni punti di riferimento per educare alla sostenibilità.
Innanzitutto interdisciplinarietà: la sostenibilità deve inserirsi nell’intero programma didattico e non costituire una materia a sé.
Acquisizione di valori: più che trasmettere passivamente nozioni, comunicare i principi della sostenibilità.
Sviluppo del pensiero critico per la ricerca di azioni concrete da applicare nella vita quotidiana e professionale.
Metodologie didattiche stimolanti e innovative, e soprattutto interattive, quali esperienze pratiche, attività all’aria aperta, giochi, uso di materiali multi-mediali, artistici e di tecnologie appropriate.
Decisioni condivise e partecipate per una partecipazione attiva non solo nella pratica, ma anche nella programmazione. Quindi educare alla sostenibilità non per fornire risposte puntuali a problemi specifici, ma piuttosto per far riflettere sugli effetti del nostro agire quotidiano e indurre un senso di collettività e responsabilità nei confronti del mondo in cui viviamo. Ma per costruire una cultura della sostenibilità occorre soprattutto sperimentare. Un esempio sono gli orti didattici: luoghi dove mettere a frutto le abilità manuali, assieme a conoscenze scientifiche e sviluppare un progetto collettivo. Gli orti come luoghi di cura della terra, di colture, ma anche di “culture”, dove si imparano valori e principi che ormai stiamo dimenticando: i ritmi delle stagioni, l’attenzione ai tempi dell’attesa, le erbe dimenticate e la sinergia tra piante diverse. Gli orti ci invitano a non essere più solo consumatori, ma a prenderci cura di ciò per cui lavoriamo.
Così non solo la scuola, ma tutti i luoghi dell’istruzione dovrebbero prendere ispirazione dagli orti e divenire luoghi dove fare esperienza della teoria e della pratica della sostenibilità. Scuole, università e centri formativi potrebbero trasformarsi in living-lab, luoghi di incontro tra persone e ambiente, dove sperimentare e apprendere un nuovo modo di vivere insieme.
Perché la sostenibilità non è solo nelle cose che si realizzano, ma anche nelle relazioni che nascono tra le persone. Incoraggiamo la nascita di living-lab di sostenibilità che attraverso nuovi modi di apprendere, promuovono la collaborazione, il lavorare in gruppo, la co-creazione di soluzioni comuni. In questo modo l’istruzione sarà davvero il motore di un cambiamento verso un futuro e una società migliore.