Un esercito di oltre 800.000 “ammalati di gioco d’azzardo”, si aggira per il nostro Paese, rovinando le proprie e le vite delle persone ad essi più vicini, alla continua ricerca di soldi da buttare e senza più dignità.
Come sempre i numeri non lasciano scampo! Sono 800.000 le persone considerate “ludopatiche”, ovvero ammalate in modo patologico, di gioco d’azzardo. Oltre a queste sono ben 1.700.000 gli italiani considerati a rischio di diventarlo. Una vera e propria epidemia, che colpisce 1 italiano su 4, visto che sono quasi 15 milioni i giocatori abituali. Un boom da fare impallidire quello, non certo meno preoccupante, delle tossico-dipendenze.
Il gioco d’azzardo, è una vera e propria industria, controllata da un gruppo di aziende, che ha un giro d’affari di oltre 80 miliardi di euro all’anno, assorbendo il 12% della spesa media di ogni famiglia. Lo Stato incassa circa 8 mld, che servono a rispettare il parametro deficit/PIL imposto dalle regole europee. E questo argomento, secondo molti, dovrebbe essere sufficiente per “sedare” ogni opinione contraria.
Ma quanti punti di PIL ci costerà curare gli ammalati e le conseguenze delle loro azioni? E come è possibile che la dignità delle persone, la loro serenità, la stabilità economica ed emotiva delle famiglie e la salute siano sempre e comunque “sacrificabili” rispetto ai conti dello Stato e al profitto di un gruppetto di aziende (ndr: quotate in borsa)?
Con una relativa approssimazione, voglio ancora “dare dei numeri”. Sono stimate in circa 70 milioni, le ore di lavoro perse in Italia in un anno a causa del gioco di azzardo. 1 ludopatico su 3 commette sistematicamente furti di varia entità, a causa della sua dipendenza. La metà degli studenti di scuola superiore dichiara di avere giocato d’azzardo: si tratta di minorenni, tutelati dalla Legge, ai quali i gestori dovrebbero impedirlo.
Poi ci sono altre conseguenze della “malattia del gioco”, ancora meno gradevoli e difficilmente quantificabili: case di famiglia svendute, la prostituzione – magari giovanile o indotta da altri come risorsa per procurarsi denaro – i prestiti ad usura, lo spaccio e tutto quanto può servire per “avere soldi da giocare”.
La diffusione delle slot sul territorio, è direttamente proporzionale all’aumento delle ludopatie e anche dei reati ad esse connesse. Il costo sociale ed economico a carico della società e delle singole comunità, è diventato troppo alto. Non accettiamolo più!
Sosteniamo invece le iniziative di Amministratori, Associazioni, Commercianti e movimenti per una campagna di legalità e di contrasto al gioco d’azzardo.